Eutanasia: tema discusso, tema tempestoso, tema sempre
bollente. Qualche giorno fa è stato l’anniversario della morte di Eluana
Englaro, caso che scaldò l’Italia per mesi. Riposto in seguito un lungo passo
(lungo, ma ne vale la pena) tratto dal libro “disputa su Dio e dintorni”,
chiacchierate tra Corrado Augias e Vito Mancuso, docente di Teologia al
SanRaffaele di Milano (http://www.vitomancuso.it/)
che dà un parere cristiano, quanto forte e limpido, su questo difficile tema.
Segue uno scambio di lettere tra Mancuso e una dottoressa della Rianimazione di
un “grande ospedale”, intermediaria per i dubbi e le sofferenze diuna sua
(fortissima, ndr), paziente. Questo scambio rende la realtà, concreta, dura,
che tantissime persone sono costrette, più o meno direttamente, a vivere ogni
giorno, alla ricerca di conforto, ma soprattutto, risposte.
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Euthanasie - By Waldenfalke - Deviantart |
L’etica della Chiesa è chiamata a servire la vita concreta
dell’uomo, non ad aggiungere sofferenze psichiche e spirituali ai dolori già in
essa presenti. Accettato questo criterio guida che pone al vertice l’uomo
concreto nella situazione concreta, e non una disincarnata fedeltà alla
dottrina ecclesiastica, tutto si chiarifica. Vengo alla corrispondenza. Nel
marzo 2007 ricevetti una lettera da una dottoressa di un grande ospedale
milanese, la quale mi parlava di una sua paziente da molti anni alla presa con
una malattia debilitante, causa di dolori sempre più insopportabili, che stava
ormai da tempo pensando alla possibilità di farla finita.
Alla lettera risposi così:
“ Mi scuso se rispondo
solo ora, ma solo ora ho trovato il tempo per farlo. Tra l’altro recentemente
sono passato vicino al viale… e ho pensato a lei e alla sua paziente. Lei sa
benissimo che si tratta di un tema sul quale non ci sono risposte chiare e valide per tutti allo stesso modo. Il molto
parlare che si è fatto del caso ha dimostrato come ci siano ragioni da una
parte e dall’altra. Pochi giorni fa ho dovuto preparare un intervento dal
titolo “il dolore inutile” e il succo che ne ho tratto è che non esiste dolore
inutile.
Nel passato, e presso
alcuni ancora oggi, si vedeva nel dolore un mezzo necessario per la salvezza:
il dolore necessario come espiazione richiesta da Dio per lavare il peccato.
Lei ha visto che rifiuto questa impostazione, come del resto quella quasi
blasfema del dolore colpevole, cioè come castigo di Dio. Ma questo, a mio
avviso, non significa ritenere che il dolore sia inutile, senza senso. Io penso
che dobbiamo pensare al mondo come a un processo in continua costruzione, e
alle sofferenze che in esso avvengono come il prezzo necessario per tale
costruzione. L’evoluzione del mondo è possibile solo al prezzo della
sofferenza, così come il lavoro è possibile solo al prezzo della fatica. E’ la
legge intrinseca delle cose, che la maturità spirituale porta ad accettare. Non
si tratta di fuggire dal mondo, ma di rimanervi, sapendo che esso ci ha
generato e che ancora continua a generarci. Ogni istante lo fa, con l’aria che
ci mantiene in vita.
Non ci sono dolori
richiesti da Dio, meno che mai ci sono dolori mandati da Dio, come castigo,
neppure però ci sono dolori inutili. Chi soffre, come diceva Teihlhard de Chardin,
sta sulla linea del fronte in questo processo che si chiama vita. Lo so che
possono sembrare parole retoriche, ma io penso che la ricchezza della nostra
anima è tale che può giungere a dare un senso a tutte le cose, e che accettare
la sofferenza in unione con la sofferenza di tutte le cose del mondo sia un
gesto di grande importanza spirituale.
Ovviamente questo
discorso non esclude che si combatta il dolore fisico con tutti i mezzi
possibili, antidolorifici, oppiacei, di cui anzi l’uso va incoraggiato. Ma smettere
di soffrire fisicamente significa cessare di soffrire anche a livello psichico
e spirituale? Purtroppo sappiamo che non è così. C’è una dimensione della
sofferenza che non sarà mai vinta dalla chimica, che non attiene al corpo ma
attiene all’anima, e più l’anima sa, più l’anima soffre. La vittoria dell’uomo
sulla sofferenza non sarà ma solo una questione farmacologica. Anche per questo
a un certo punto, dopo molti anni, l’organismo e la psiche possono non farcela
più, ci si sente svuotati e si vuole farla finita. Per questo dicevo che non ci
possono essere risposte preconfezionate. Ma fino a quando si può, penso che non
si debba fuggire dal posto in cui la vita ci ha messo. La prego di farmi
sapere, in tutta sincerità, l’opinione sua (e se crede della paziente) su
quanto ho scritto. Ma solo se mi dice davvero il suo pensiero, senza lesinare
le critiche più taglienti. E’ solo così che si cresce nella ricerca della
verità. “
Qualche giorno dopo questa fu la sua risposta:
“la ringrazio anche a
nome della mia paziente, per la sua risposta, che non abbiamo trovato per niente
banale. E’ sempre difficile trovare persone come lei che siano disponibili a
trattare un tema così attuale come il dolore e la sofferenza ma che tutti
preferiscono ignorare. Io faccio fatica ad accettare l’utilità del dolore
innocente, anche perché non capisco perché si accanisca con certe persone a
volte in modo così curdele. Invece è diverso il punto di vista di C, mia
amica-paziente, che mi mandato una mail a questo proposito, dedicata a lei: “
il problema che mi pongo ora non riguarda il senso del dolore, su cui condivido
il pieno il suo pensiero. Non lo ritengo utile, fa parte di un mistero che ho
imparato ad accettare razionalmente. Da molti anni sono riuscita a superare l’idea
terribile e direi inevitabile del dolore colpevole, castigo di Dio, grazie ad
un medico antroposofo, e ho anche scoperto la grandiosa figura di Cristo che
con l’indottrinamento da me ricevuto mi era stata, direi, sottaciuta. Il sentirmi
partecipe della Sua sofferenza per la costante evoluzione della natura delle natura
con le reiterate incarnazioni mi ha allora aiutato proprio nel non
colpevolizzare Dio. Ma dopo troppi anni il dolore è diventato onnipresente, ossessivo
nelle sue variegate forme, il mio unico universo, ormai, senza una fine. E allora
uno non si chiede neppure più il senso del dolore, chiede solo la fine del
dolore. .. chiede in fondo pietà e misericordia da Dio padre. Dio è amore, ha
dato suo figlio e si è ritirato: NON PUO’ intervenire. Dio è amore, mi ama e mi
accetta per quella che sono-questa e la costante che continuo a sentirmi dire. Ma
se mi ama e non può aiutarmi, posso
andare io da Lui e dal suo Amore, certe che, proprio perché Amore, Lui mi capisce
e accoglie?”
la mia risposta alla dottoressa fu la seguente:
“riferisca per
cortesia alla sua paziente che io non so cosa dire di fronte alla sua
bellissima lettera, se non che ha perfettamente ragione. Capisco bene che si
può arrivare al punto di non desiderare altro che farla finita, e arrivare a
casa, qualunque essa sia. C’è anche un passo della Bibbia che lo dice: “ Meglio
la morte che una vita amara, il riposo eterno che una malattia cronica” (Sir
30,17)
Abbracci forte la sua
paziente per me e le dica che le sono vicino e solidale, qualunque cosa essa
voglia fare di se stessa. Il Padre è padre e il padre sa. “
Qualche giorno dopo,
“le scrivo per
esprimere la mia, la nostra gratitudine per la sua ultima mail. C. è rimasta
davvero molto commossa dalle sue parole. Tutti, quando accennava a questi temi,
si limitavano, nella migliore delle ipotesi, ad esprimere la loro comprensione.
Lei invece è stato l’unico ad andare nel profondo, a farla sentire capita,
accolta e “abbracciata”. In questo momento C. sta particolarmente male… e’
anche per questo che faccio volentieri da intermediaria.”
Qualche tempo dopo, ricevetti una lunga lettera di C., quasi
una specie di relazione impersonale, senza un interlocutore preciso, di cui
riporto alcuni passaggi:
“che sollievo! L’opinione
e la solidarietà del signor Mancuso mi avevano dato conferma della misericordia,
dell’accoglienza amorosa di Dio padre, certa che capisse le mie motivazioni. Finalmente
mi sentivo in PACE, ci poteva essere una
FINE, mi potevo abbandonare con fiducia a Lui, se proprio non ce la facevo più
di fronte alla vita. Per più di 40 anni credo, in coscienza, di aver fatto
tutto il possibile per accettare e convivere con questa sorte capitatami. Questi
ultimi anni, specie questi ultimi mesi… non riesco più a gestire i miei gravi
problemi sanitari e pratici, non ho più le forze per accettare un prolungamento
indeterminato della situazione. Ho pregato che fosse lui a porvi temine, che
non mi indicesse in tentazione … “chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà
aperto”… Niente!
Ma ora mi sento
GIUSTIFICATA, CAPITA.
Ecco però riemergere
la grande contraddizione della figura del Figlio obbediente fino alla morte…anche
se, senza voler essere blasfema, il Suo calvario e morte si sono conclusi in
tre giorni…
“prendete la vostra
croce e seguitemi” e tante altre Sue affermazioni di TOTALE ACCETTAZIONE mi
mettono nuovamente in crisi.
D0altra parte ci sono
moltissime sue affermazioni sulla FIDUCIA NELL’AMORE DEL PADRE. E allora?
Mi rivolgo a Cristo,
so che Lui è qui, ma non fa niente neanche Lui…
Cosa ne faccio di me? Posso
porvi fine senza giocarmi, dopo una simile esistenza terrena, anche l’altra
vita?”
Risposi:
“Cara dottoressa, dica
a C. che non deve pensare, nemmeno un secondo, che Dio, il mistero personale
all’origine della vita e dell’intelligenza, possa rifiutare di accogliere la
sua anima nella dimora eterna perché, a seguito di anni di sofferenza, lei
vuole farla finita.
Io penso che la
sofferenza abbia un valore spirituale immenso, può essere fonte di
purificazione per la propria anima e di immissione di energia psichica pulita
nel sistema del mondo, ma se uno dopo anni e anni non ce la fa più, occorre
semplicemente prenderne atto e anche Dio, anzi, Dio per primo, che legge i
cuori nell’intimo, lo fa. Non bisogna mai pensare a Lui con timore, mai. L’amore
intelligente e sussistente che lui è, deve essere per noi fonte di sollievo e
di gioia, gioia purissima, eterna consolazione. Anche Gesù è caduto vittima
della disperazione per un momento (Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”)
ma poi è giunto a dire “Padre, nelle tue mani affido il mio Spirito”.. questo
non dobbiamo mai stancarci di ripetere, di affidare il nostro più intimo io, lo
spirito, a colui che ne è all’origine.
Un abbraccio forte a
tutte e due, con affetto sincero.”
Termino dicendo che la signora in cui nome inizia per C
continua la sua vita lottando ogni giorno per strappare un po’ di senso e
serenità.
Concretamente, cercando di aderire il più possibile alla
vita, terribile e bellissima, io penso che:
1)
Il più alto livello della dignità umana consiste
nell’esercizio della libertà compresa quella su se stessi. Anzi, prima di tutto
quella su se stessi. Quale libertà sarebbe se non si può deliberare su di se? Il
senso dell’intera creazione consiste ex parte Dei nella posizione della libertà
ed ex parte hominis nell’esercizio della libertà, perché è questo che ci
distingue dagli altri esseri viventi, facendoci, noi solo, a immagine e
somiglianza di Dio.
2)
Io sono convinto che si debbano accogliere le sofferenze
della vita, usandole per compiere se stessi ed edificare gli altri,
contribuendo a portare ordine, armonia e sapere nel mondo. Anche sapere. Già gli
antichi greci parlavano di “conoscenza attraverso il dolore”, così come si
legge nella preghiera cantata dal coro a Zeus nell’Agamennone. La sofferenza,
accettata, conduce alla forma più alta di conoscenza umana, che è la sapienza. Per
questo accettare e vivere la sofferenza è una delle più grandi opere che un
uomo può compiere, forse la più difficile e la più eroica.
3)
Nessuno deve costringere un altro a soffrire. Ognuno
deve scegliere, nessuno può essere costretto. La costrizione ha un nome
preciso. Tortura.
4)
Tanto meno può costringere alla sofferenza uno
Stato laico, che deve essere la casa di tutti, dove tutti si sentono
rappresentati ed accolti.
5) Quanto
alla morte naturale, che cosa vuol dire “naturale”? significa forse non scelta dall’uomo,
ma scelta da Dio, nel senso che sarebbe Dio a decidere quando un uomo deve
morire? Si vuole dire con questo “naturale”?
io presumo che dietro la dottrina ufficiale ci sia questo modo di vedere Dio,
che sia Dio che decide la morte. Bene. Anzi, male, perché qui si apre una
voragine: c’è chi muore travolto da un tir per un colpo di sonno dell’autista…morte
naturale voluta del Cielo? C’è chi muore annegato in una tempesta marina o
sbranato da un cane. Morte naturale voluta dal Cielo? Sono innumerevoli i casi
si come si muoia assurdamente a causa della natura, e le pagine dei giornali ne
sono piene…e poi ci sono le malattie, anch’esse “naturali”. Quanti sono, lungo
i secoli, gli uomini morti di morte naturale a causa della peste, del vaiolo,
del colera, della TBC, della difterite, tetano, tutte rigorosamente “biologiche”?
E se oggi queste malattie sono sconfitte è solo grazie all’intelligenza umana e
all’arte “sacra” della medicina. Oggi si muore di cancro, di Aids, e di altre
malattie naturali, ma anche queste, un giorno, verranno sconfitte. Che pensano
i paladini della morte naturale a riguardo? Che i ricercatori di oggi che
cercano di sconfiggere tali malattie naturali stiano agendo contro la volontà
di Dio? (…) se Dio fosse davvero il
responsabile della vita e della morte degli esseri umani, io sarei ateo, perché
non potrei tollerare che si prendesse così malignamente gioco di tanti di noi.