"Matter of time" Ione Momo, Deviantart |
Quante volte dico che sono così tanto impegnata da non riuscire a fare una telefonata ad un amico, da non poter andare a vedere la mostra del mio pittore preferito, sentire un concerto, vedere un film con gli amici. RIMANDARE. Accumulare cose e cose da fare per poi rendersi conto di averne accumulate così tante che alcune sono perse… e su altre siamo oramai fuori tempo massimo.
Le attenuanti che ci diamo? E beh… ho sempre uno stuolo di esami e quando non ci sono quelli la palla passa a lezioni e tirocini, una carriera da dover percorrere, la posizione sociale, tutte le bollette da pagare e quando e se si riesce anche il lavoretto a tempo perso per fruttare due soldini… E dato che so di essere in buona compagnia, si sa, mal comune mezzo gaudio, questa è l’attenuante più forte di tutte, tutti abbiamo la comprensione di tutti perché tutti abbiamo lo stesso problema. A cui si dovrebbe, in quanto problema, almeno abbozzare una soluzione.
Qualche giorno fa mi è capitato di leggere un pensiero di Pema Chodron, una monaca buddista. E’ il primo incontro che ho con questa donna, ma mi ha molto colpito, per la sua semplicità e leggerezza quanto per la verità forte quanto una pietra scagliata. Credo sia utile per tutti riportare il suo pensiero in questo post.
Eccolo:
” Se sapessimo di diventare ciechi la prossima notte, dedicheremmo gli ultimi sguardi a ogni filo d’ erba, ogni goccia d’ acqua, ogni grano di polvere, …ogni cosa”.
E se ogni tanto ci fermassimo a rileggere questa frase? Se ce la scrivessimo, come ho fatto tante volte con dei pensieri trovati nei libri o scritti in giornata da qualche amico di face book, che appuntavo su un foglietto sgualcito nel portafoglio, e che ogni tanto, quando sono giù di morale tiro fuori e vado a rileggere?
Il tempo non è infinito. Ce ne è stata consegnata, regalata… forse, e credo che per quanto sto vivendo, sia più proprio dire “affidata” una certa quantità: nessuno di noi sa quanta! E ogni giorno che passa la nostra dotazione di tempo diminuisce… si esaurisce.
So bene cosa significa vivere, studiare, lavorare, e cercare di incastrare passioni e amicizie, so bene cosa sia il vortice dei ritmi feroci e soffocanti che trascina appena molliamo la presa.
Ogni tanto però perchè non ci prendiamo una pausa? Che può voler dire anche solo RALLENTARE senza fermarsi, come una tartaruga. Respirare a fondo un profumo. Assaporare il calore del sole, come un bacio. Osservare, guardare … Così sdraiati a faccia in su a guardare il cielo, le nuvole che corrono, forse anche loro con un vortice di pensieri, senza dover arrivare alla “comune meta finale” e non aver mai davvero guardato le stelle come la tartaruga di Trilussa … mica uno a caso!
Mentre, una notte, se n’annava a spasso,
la vecchia tartaruga fece er passo
più lungo de la gamba e cascò giù
co’ la casa vortata sottinsù.
Un rospo je strillò: Scema che sei !
Queste so’ scappatelle
Che costeno la pelle…
Lo so -rispose lei -
Ma prima de morì vedo le stelle!
la vecchia tartaruga fece er passo
più lungo de la gamba e cascò giù
co’ la casa vortata sottinsù.
Un rospo je strillò: Scema che sei !
Queste so’ scappatelle
Che costeno la pelle…
Lo so -rispose lei -
Ma prima de morì vedo le stelle!
Bellissima!!!!!!
La vita è nostra, ci dice la tartarughina: siamo noi a doverne governare le redini, gestire ogni granello della sabbia che scorre nella nostra clessidra nel migliore dei modi. “Migliore” a seconda del NOSTRO giudizio, non dell’altrui o di imposizioni sociali o comunque a noi esterne: il dovere, a volte, è una scelta di comodità, per non attribuirci la responsabilità di aver sprecato del tempo.
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